Pubblicato il Maggio 20, 2024

Contrariamente a quanto si pensi, per salvare la patente non basta temere la sanzione, ma è cruciale capire perché la distrazione da smartphone è una trappola cognitiva scientificamente provata.

  • La distrazione è la prima causa di incidenti in Italia, superando alcol e velocità, perché genera un fenomeno di “cecità da disattenzione”: guardi la strada, ma il tuo cervello non la sta vedendo.
  • Le nuove sanzioni non sono solo punitive, ma una risposta necessaria a un rischio che, secondo le analisi, aumenta la probabilità di incidente fino a 4 volte.

Raccomandazione: Adotta uno stile di guida “predittivo” e consapevole, trasformando l’auto in una “zona franca” dalla tecnologia. L’obiettivo non è evitare la multa, ma disinnescare l’automatismo che ti porta a guardare lo schermo.

La notifica che vibra nella tasca, la tentazione di controllare quel messaggio al semaforo, la chiamata a cui “devo rispondere per forza”. Ogni automobilista italiano conosce bene queste situazioni. Con l’introduzione delle nuove, severe norme del Codice della Strada, però, questi gesti apparentemente innocui sono diventati un rischio concreto non solo per la sicurezza, ma anche per la propria patente. La sospensione breve, un tempo riservata a infrazioni gravi, è ora una conseguenza quasi automatica dell’uso del cellulare al volante.

Molti pensano che la soluzione sia semplice: usare il vivavoce o gli auricolari. Ma se la vera chiave per proteggere la patente e, soprattutto, la propria vita, non fosse semplicemente una questione di “mani libere”? Se il problema fosse più profondo, radicato nel modo in cui il nostro cervello gestisce l’attenzione? La paura della multa è un deterrente, ma non è una strategia. Comprendere i meccanismi della distrazione è l’unica vera forma di prevenzione. Il vero pericolo non è tenere il telefono in mano, ma spostare la risorsa più preziosa che abbiamo alla guida: la nostra attenzione.

Questo articolo non si limiterà a elencare le nuove sanzioni. In qualità di istruttore, il mio obiettivo è fornirti una cassetta degli attrezzi completa per diventare un guidatore più consapevole e, di conseguenza, a prova di sospensione. Analizzeremo perché la distrazione è così pericolosa, come gestire situazioni critiche come la guida notturna o le condizioni invernali, e come tutelarsi anche dopo un imprevisto, evitando errori banali che possono costare caro. Preparati a guardare alla sicurezza stradale da una prospettiva diversa, più responsabile e definitiva.

Per navigare con chiarezza tra i diversi aspetti della sicurezza e della prevenzione, ecco i punti chiave che affronteremo in questo percorso dettagliato.

Perché la distrazione alla guida causa più incidenti dell’alcol e come riconoscerla?

Quando pensiamo ai pericoli al volante, le prime immagini che vengono in mente sono l’eccesso di velocità o la guida in stato di ebbrezza. Eppure, i dati ufficiali raccontano una storia diversa e più subdola. La distrazione, alimentata in primis dall’uso dello smartphone, è diventata la causa numero uno di incidenti stradali in Italia. Non è un’opinione, ma un fatto statistico: secondo i dati ISTAT più recenti, sono stati ben 35.371 gli incidenti causati direttamente da una guida distratta, rappresentando il 15,7% del totale. Questa cifra supera quelle legate all’alcol o ad altre infrazioni comunemente percepite come più gravi.

Il motivo di questa pericolosità risiede in un fenomeno chiamato “cecità da disattenzione” (inattentional blindness). Anche se i tuoi occhi sono puntati sulla strada, se la tua mente è impegnata a leggere un messaggio o a seguire una conversazione, il tuo cervello non elabora pienamente le informazioni visive. Un pedone che attraversa, un’auto che frena bruscamente: li vedi, ma non li registri in tempo. Il tuo carico cognitivo è saturato, e la guida, da attività semi-automatica, diventa una sequenza di reazioni tardive. Analisi tecniche approfondite confermano che l’uso del cellulare può aumentare fino a 4 volte il rischio di sinistro.

Riconoscere i segnali della distrazione, in sé stessi e negli altri, è il primo passo per la prevenzione. Non si tratta solo di vedere qualcuno con il telefono in mano, ma di notare comportamenti di guida anomali che ne sono la conseguenza diretta:

  • Andamento a zig-zag o invasioni involontarie della corsia opposta.
  • Velocità altalenante senza una ragione apparente (rallentamenti improvvisi seguiti da accelerazioni).
  • Mancato rispetto della distanza di sicurezza dal veicolo che precede.
  • Reazioni tardive ai semafori o alle frenate degli altri veicoli.
  • Movimenti ripetuti della testa verso il basso, in direzione del cruscotto o delle gambe.

Come guidare di notte su strade extraurbane poco illuminate riducendo il rischio del 50%?

Guidare di notte, specialmente su strade provinciali o statali poco illuminate, è una delle sfide più complesse per qualsiasi automobilista. La visibilità ridotta, l’abbagliamento causato dai fari degli altri veicoli e il rischio aumentato di attraversamento di animali selvatici trasformano un percorso familiare in un banco di prova per la nostra abilità e prudenza. Il rischio di incidenti con conseguenze gravi, in queste condizioni, aumenta in modo esponenziale. Tuttavia, adottando tecniche specifiche e una corretta preparazione, è possibile abbattere drasticamente questo rischio.

Il primo elemento da curare è la pulizia di vetri e fari. Un parabrezza sporco, sia all’interno che all’esterno, crea aloni e riflessi che amplificano l’effetto abbagliante dei fari incrociati. Lo stesso vale per i proiettori: una patina di sporco può ridurre la loro efficacia fino al 30%. In secondo luogo, è essenziale saper usare correttamente le luci. Gli abbaglianti vanno usati solo quando si è certi di non infastidire nessuno, ma è un errore non usarli affatto per pigrizia: su una strada buia e deserta, sono il nostro migliore alleato per vedere lontano e anticipare pericoli. Appena si scorge un altro veicolo, bisogna prontamente tornare agli anabbaglianti.

Strada extraurbana italiana di notte con fari LED che illuminano la carreggiata

Come mostra l’immagine, una corretta illuminazione è ciò che fa la differenza tra vedere un ostacolo e subirlo. La strategia più efficace, però, è la moderazione della velocità. Di notte, il nostro campo visivo si restringe e la percezione della profondità è alterata. Ridurre la velocità di 10-20 km/h rispetto al limite consente di avere uno spazio di frenata adeguato a ciò che i nostri fari possono illuminare. Infine, è cruciale evitare l’abbagliamento diretto: quando un veicolo con fari potenti si avvicina, è bene distogliere lo sguardo e fissare la linea bianca a destra della carreggiata per mantenere la traiettoria senza rimanere accecati.

Gomme termiche o catene a bordo: quale soluzione ti evita davvero la multa e ti tiene in strada?

Con l’arrivo della stagione fredda, il dubbio amletico di ogni automobilista italiano si ripresenta: meglio montare pneumatici invernali o tenere le catene a bordo? La legge, in questo, è chiara. L’obbligo di essere equipaggiati per la guida su neve o ghiaccio è attivo sulla maggior parte della rete stradale e autostradale italiana, secondo le ordinanze nazionali, dal 15 novembre 2024 al 15 aprile 2025. Entrambe le soluzioni (pneumatici invernali montati o catene omologate a bordo) consentono di rispettare la legge e di evitare sanzioni. Ma dal punto di vista della sicurezza e delle prestazioni, la scelta non è affatto equivalente.

Per fare chiarezza, è utile distinguere tra le diverse tipologie di pneumatici invernali, la cui differenza è sostanziale. Non tutte le gomme “da neve” sono uguali. La marcatura M+S (Mud+Snow) è una semplice autodichiarazione del produttore e non implica test specifici. La marcatura 3PMSF (Three-Peak Mountain Snowflake), invece, certifica che lo pneumatico ha superato rigidi test di aderenza e trazione su fondo innevato, garantendo prestazioni nettamente superiori. Il seguente confronto aiuta a capire quale soluzione sia più adatta alle proprie esigenze.

Confronto tra pneumatici M+S e 3PMSF per l’obbligo invernale
Caratteristica Pneumatici M+S Pneumatici 3PMSF
Validità legale in Italia Sì, rispettano l’obbligo Sì, rispettano l’obbligo
Test prestazionali neve Non richiesti Obbligatori (+25% trazione)
Prestazioni su ghiaccio Limitate Superiori
Costo medio €60-80/pneumatico €80-120/pneumatico
Consigliati per Zone con inverni miti Zone montane/neve frequente

Le catene da neve restano una soluzione valida per situazioni di emergenza e per chi percorre raramente strade a rischio. Tuttavia, richiedono di fermarsi in condizioni spesso proibitive per essere montate, sono rumorose e possono danneggiare cerchi e asfalto se usate in modo improprio. Gli pneumatici invernali, specialmente quelli con certificazione 3PMSF, rappresentano invece una soluzione di sicurezza attiva: sono sempre pronti, efficaci non solo su neve ma anche con freddo intenso e asfalto bagnato, e garantiscono una tenuta di strada e una frenata che le gomme estive non possono eguagliare sotto i 7°C.

L’errore nella compilazione della constatazione amichevole che blocca il risarcimento per mesi

Avere un incidente, anche di lieve entità, è un’esperienza stressante. In quei momenti concitati, l’adrenalina e la confusione possono portare a commettere errori banali ma dalle conseguenze gravissime. Uno di questi riguarda la compilazione del Modulo Blu di Constatazione Amichevole di Incidente (CID). Questo documento, se compilato correttamente e firmato da entrambe le parti, accelera enormemente i tempi del risarcimento assicurativo. Al contrario, un modulo incompleto, ambiguo o errato può bloccare la pratica per mesi, costringendoti a lunghe trafile burocratiche.

Il rischio più grande è la fretta di chiudere la questione sul posto. Accettare di compilare il modulo “con calma a casa” o, peggio ancora, firmare un modulo in bianco o parzialmente compilato dall’altra parte, equivale a consegnare un assegno in bianco. Le informazioni mancanti potrebbero essere aggiunte in seguito in modo fraudolento, ribaltando le responsabilità. È fondamentale dedicare la giusta attenzione alla compilazione, subito dopo essersi accertati che non ci siano feriti e aver messo in sicurezza l’area.

Mani che compilano modulo CID su cofano auto

Per evitare che un piccolo tamponamento si trasformi in un incubo burocratico, è essenziale seguire una procedura rigorosa. La precisione è tutto. Ricorda che ogni campo ha uno scopo preciso e lasciare spazi a interpretazioni è il modo migliore per complicarsi la vita. Ecco una guida pratica per non sbagliare.

Checklist per una constatazione amichevole a prova di errore

  1. Dati essenziali: Controlla e ricopia con esattezza i dati anagrafici, della patente, del veicolo e della polizza di entrambi i conducenti.
  2. Dinamica dell’incidente: Usa le crocette nella sezione centrale (la 12) per descrivere la circostanza. Sii preciso e non barrare caselle a caso. Se nessuna corrisponde, non barrare nulla e descrivi nel campo “Osservazioni”.
  3. Grafico e punti d’urto: Disegna uno schizzo semplice ma chiaro della dinamica e indica con una X il punto d’urto iniziale sul veicolo.
  4. Osservazioni e firme: Nella casella 14 “Osservazioni”, descrivi i fatti in modo oggettivo. Mai scrivere “ho torto” o “chiedo scusa”. Limita la descrizione a “il veicolo B non ha rispettato lo stop”. La doppia firma è cruciale: senza di essa, il modulo vale solo come denuncia di sinistro unilaterale.
  5. Prove aggiuntive: Fai sempre delle foto ai veicoli coinvolti prima di spostarli, alla segnaletica stradale e ai danni subiti. Annotati i dati di eventuali testimoni.

Quando un neopatentato può guidare auto potenti senza rischiare il sequestro del mezzo?

Ottenere la patente di guida è un traguardo fondamentale, ma per i primi anni è accompagnato da una serie di limitazioni pensate per proteggere i conducenti meno esperti. Una delle più note e discusse riguarda la potenza dei veicoli che possono essere guidati. Con le recenti modifiche al Codice della Strada, le regole sono state aggiornate e chiarite, ma la confusione rimane. È fondamentale per un neopatentato, e per la sua famiglia, conoscere esattamente i limiti per evitare sanzioni severe, che includono non solo multe salate ma anche la sospensione della patente e, in alcuni casi, il fermo amministrativo del veicolo.

La regola generale è stata inasprita. Per i primi tre anni dal conseguimento della patente B, non è consentito guidare autoveicoli con una potenza specifica, riferita alla tara, superiore a 75 kW/t. A questo si aggiunge un ulteriore tetto: la potenza massima del veicolo non può comunque superare i 105 kW (circa 142 CV), indipendentemente dal peso. Queste limitazioni non si applicano solo all’acquisto di un’auto nuova, ma anche all’utilizzo di qualsiasi veicolo, inclusa l’auto di famiglia.

Tuttavia, esiste un’importante eccezione che permette di aggirare questo divieto in una circostanza specifica. Un neopatentato può guidare un’auto che supera i limiti di potenza a condizione che sia accompagnato da una persona che funge da istruttore. Questa persona deve soddisfare due requisiti precisi: deve avere una patente della stessa categoria (o superiore) da almeno dieci anni e non deve avere un’età superiore ai sessantacinque anni. In questa situazione, la responsabilità della guida ricade sull’accompagnatore esperto, permettendo al neopatentato di fare pratica anche su veicoli più potenti in totale legalità.

Perché l’ipertensione danneggia reni e cuore anni prima che tu senta il primo sintomo?

Spesso tendiamo a separare la nostra salute personale dalla sicurezza alla guida, ma è un errore. La nostra condizione fisica è il primo e più importante sistema di sicurezza attiva del veicolo. Un guidatore non in perfette condizioni fisiche è un guidatore meno reattivo e più a rischio. Tra le patologie silenziose più pericolose c’è l’ipertensione, o pressione alta. Il suo soprannome, “killer silenzioso”, è tristemente meritato: agisce nell’ombra per anni, danneggiando organi vitali come cuore e reni molto prima che si manifesti un qualsiasi sintomo evidente come mal di testa o vertigini.

Il meccanismo è semplice e implacabile. Una pressione sanguigna costantemente elevata costringe il cuore a un super-lavoro per pompare il sangue. Con il tempo, questo sforzo ispessisce e irrigidisce le pareti del muscolo cardiaco, riducendone l’efficienza e portando a patologie come lo scompenso cardiaco. Parallelamente, i vasi sanguigni di tutto il corpo, inclusi quelli delicatissimi dei reni, subiscono un danno progressivo. I reni, che funzionano come filtri, perdono la loro capacità di depurare il sangue, innescando un circolo vizioso che può culminare nell’insufficienza renale.

Qual è il legame con la guida? Diretto e concreto. L’ipertensione non controllata può influire sulla vista, causando visione offuscata o riducendo il campo visivo. Può provocare vertigini improvvise o cali di concentrazione, tutti fattori che allungano i tempi di reazione di fronte a un imprevisto. Un guidatore iperteso, anche se si sente “bene”, potrebbe avere una reattività inferiore a quella di un guidatore sano. Ecco perché il controllo periodico della pressione non è solo una questione di salute a lungo termine, ma anche di sicurezza stradale immediata. Mantenere la pressione nei limiti significa garantire al nostro corpo, e quindi alla nostra guida, la massima efficienza possibile.

Quando fare ricorso al Prefetto per una multa ZTL presa per cause di forza maggiore o segnaletica carente?

Ricevere una multa per accesso non autorizzato a una Zona a Traffico Limitato (ZTL) è una delle esperienze più frustranti per un automobilista, specialmente quando si è convinti di non aver commesso alcuna infrazione. I varchi elettronici non perdonano, ma non sempre hanno ragione. Se ritieni che la multa sia ingiusta, hai il diritto di contestarla. Una delle vie più dirette è il ricorso al Prefetto, da presentare entro 60 giorni dalla notifica del verbale. Tuttavia, per avere successo, il ricorso deve basarsi su motivazioni solide e documentate, non su una semplice sensazione di ingiustizia.

Le possibilità di vittoria aumentano notevolmente quando si può dimostrare una delle due seguenti condizioni: una causa di forza maggiore o una segnaletica stradale carente o non conforme. Per “forza maggiore” o “stato di necessità” si intende una situazione imprevista e inevitabile che ha costretto il conducente a commettere l’infrazione per evitare un danno più grave a sé o ad altri. Un’emergenza medica documentata (ad esempio, il trasporto urgente di una persona al pronto soccorso) è la casistica più comune. In questo caso, è indispensabile allegare al ricorso un certificato medico che attesti l’urgenza.

L’altra grande categoria di ricorsi vincenti riguarda i vizi di forma della segnaletica. Un cartello ZTL deve essere perfettamente visibile, leggibile e posizionato secondo le norme del Codice della Strada. Se il segnale era coperto dalla vegetazione, vandalizzato, spento (nel caso di pannelli luminosi) o posizionato in un punto che non permette di effettuare una manovra alternativa per evitare il varco, il ricorso ha ottime probabilità di essere accolto. Come evidenziato dalla Prefettura di Venezia in diverse analisi sui ricorsi, è cruciale documentare con fotografie lo stato della segnaletica al momento dell’infrazione. Una semplice dichiarazione non basta; servono prove oggettive che dimostrino l’impossibilità di essere informati correttamente del divieto.

Da ricordare

  • La distrazione è una trappola cognitiva: il vero rischio non è la multa, ma la “cecità da disattenzione” che ti fa guardare senza vedere.
  • La sicurezza è proattiva: pneumatici adatti, controlli medici e un veicolo efficiente sono la tua prima linea di difesa, prima ancora della prudenza.
  • Conoscere le regole ti protegge: saper compilare un CID, conoscere i limiti da neopatentato o le modalità di ricorso ti dà il controllo anche quando le cose vanno storte.

Caro benzina: come ridurre i consumi del 15% modificando solo lo stile di guida?

In un’epoca di prezzi del carburante costantemente elevati, ogni goccia di benzina o gasolio risparmiata si traduce in un beneficio concreto per il portafoglio. Molti automobilisti cercano distributori più convenienti o valutano auto più efficienti, ma spesso trascurano il fattore che ha l’impatto più immediato e significativo sui consumi: lo stile di guida. Modificando alcune abitudini consolidate, è possibile ridurre i consumi di carburante fino al 15-20% senza spendere un centesimo e senza sacrificare la sicurezza, anzi, aumentandola.

Il segreto risiede nell’adottare una “guida predittiva” o “eco-driving”. Questo approccio consiste nel prevedere l’evoluzione del traffico e della strada, evitando accelerazioni e frenate brusche, che sono le principali responsabili degli sprechi di carburante. Si tratta di guidare con fluidità, mantenendo una velocità il più costante possibile. I dati ACI sulla mobilità sostenibile confermano che uno stile di guida più dolce e previdente può portare a una riduzione fino al 20% dei consumi. Questo significa, su un pieno, percorrere decine di chilometri in più con la stessa quantità di carburante.

Ecco alcuni consigli pratici per iniziare subito a risparmiare:

  • Accelerazioni dolci: Evita di premere a fondo l’acceleratore. Accelera gradualmente, passando alla marcia superiore non appena il motore raggiunge un regime di giri adeguato (solitamente intorno ai 2.000-2.500 giri/min per i benzina e 1.500-2.000 per i diesel).
  • Sfrutta l’inerzia: Guarda lontano. Se vedi un semaforo rosso o una coda in lontananza, solleva il piede dall’acceleratore e lascia che l’auto rallenti dolcemente con la marcia inserita. Il motore in “taglio” (cut-off) non consuma carburante.
  • Velocità costante: In autostrada, mantieni una velocità costante. A 130 km/h si consuma circa il 25% in più rispetto ai 110 km/h. Se presente, usa il cruise control.
  • Manutenzione e pressione pneumatici: Un’auto ben manutenuta consuma meno. Controlla la pressione degli pneumatici almeno una volta al mese: gomme sgonfie aumentano l’attrito e, di conseguenza, i consumi.

Guidare in modo efficiente è una competenza che porta benefici economici e ambientali. Per perfezionare la tua tecnica, è utile ripassare i principi della guida predittiva e il loro impatto sui consumi.

Domande frequenti sul Nuovo Codice della Strada

Qual è il nuovo limite di potenza per i neopatentati dal 2024?

Il limite massimo per i primi 3 anni di patente è di 75 kW/t (rapporto potenza/tara), con un tetto assoluto di 105 kW di potenza complessiva del veicolo.

Per quanto tempo valgono le limitazioni per i neopatentati?

Le limitazioni sulla potenza del veicolo e sui limiti di velocità in autostrada (100 km/h) e strade extraurbane principali (90 km/h) si applicano per i primi 3 anni dal conseguimento della patente B.

Posso guidare l’auto di famiglia se supera i limiti di potenza per neopatentati?

Sì, ma solo a una condizione precisa: devi essere accompagnato da una persona, in funzione di istruttore, che abbia la patente da almeno 10 anni e un’età non superiore a 65 anni.

Adottare queste strategie non significa solo conformarsi a un elenco di regole. Significa elevare il proprio livello di abilità, trasformando la guida da un’azione automatica a un esercizio di consapevolezza e controllo. Ogni viaggio diventa un’opportunità per praticare la prevenzione attiva, proteggendo la propria patente, il proprio portafoglio e, soprattutto, la propria vita e quella degli altri. Per mettere in pratica questi consigli, il prossimo passo logico è iniziare a osservare attivamente il proprio comportamento al volante e quello degli altri, identificando le abitudini rischiose per sostituirle con pratiche più sicure e consapevoli.

Scritto da Roberto Ferri, Ingegnere Meccanico ed ex collaudatore, esperto di mobilità elettrica, manutenzione veicoli e Codice della Strada. Con 20 anni di esperienza nel settore automotive, è una voce autorevole sulla sicurezza stradale.